Siamo ad ottobre 1960, avevo da poco finito la scuola elementare e iniziavo la nuova avventura alla Scuola media. Tutto questo oggi è abbastanza normale ma in quegli anni c’erano non pochi problemi da superare. Per molti ragazzi della mia età la fine del primo ciclo scolastico rappresentava fine della scuola e inizio dell‘esperienza lavorativa. Chi iniziava a collaborare con la famiglia nel lavoro dei campi, chi andava a “mastro” per imparare un mestiere, pochi quelli che continuavano gli studi, pochissime le ragazze. Per loro c’era da preparare il corredo; il tempo era scandito tra la cucina e il ricamo e cucito a preparare il corredo del matrimonio che si sperava arrivasse presto e di buon partito. Potevo considerarmi fortunato a continuare gli studi, solo che la scuola più vicina era distante 25 km, a Savelli, in montagna, e non era semplice raggiungerla. Passava una sola corriera la mattina alle sette e ritornava indietro alle tre del pomeriggio e Inoltre dovevo fare altri tre km a piedi per poterla prendere. Questo se era un vantaggio poter vivere in campagna, in mezzo alla natura diventava spesso una difficoltà. Pensate solo ad una ragazza di tredici/quattordici anni fare una strada di campagna, in mezzo al nulla, da sola o in compagnia di ragazzi e ragazze della stessa età.

Nel mio caso si optò di cercare una casa famiglia, a Savelli, dove fossi ospitato per tutto l’anno scolastico. Per me non era una soluzione ideale (avrei preferito fare il contadino) ma la scelta fu concordata con i familiari di un mio cugino che si trovava nella stessa condizione e la paura iniziale di dover andare a casa di sconosciuti, da solo, l’accettai con più tranquillità. Arrivato il giorno della partenza arrivò anche la paura dell’ ignoto ma feci buon viso ( anche perché la presenza di mio cugino mi confortava non poco).
Come prima esperienza lontano da case non fu molto educativa poiché la casa dove avrei passato poco più di due mesi non era per niente accogliente. La camera era un soppalco con due lettini in uno spazio piuttosto angusto, il resto era utilizzato per la conservazione di vari generi alimentari a lunga conservazione ( frutta, formaggi, patate, ecc.). Del pranzo e cena non ricordo quasi nulla, credo di aver rimosso tutto o quasi. I ricordi sono quelli degli odori che mi tenevano compagnia la notte e che provenivano dagli alimenti sparsi nel soppalco, della scuola ricavata in un vecchio palazzo padronale, del freddo. Fortunatamente a gennaio il comune di Verzino aveva messo a disposizione un autobus per soli studenti e la mia esperienza in quel di Savelli si concluse ma non il mio calvario. Infatti a Verzino mio fratello grande abitava in una casetta monolocale e lì venni gentilmente ospitato fino alla fine dell’anno scolastico. Quell’anno finì con tre materie da recuperare a settembre, e i maiali che mi aspettavano e non vedevano l’ora di andare al pascolo nelle campagne dopo la mietitura.